Le nuove etichette green in lotta contro i rischi di falsificazione

In Parlamento si lavora per costruire nuovi strumenti contro la falsificazione delle nuove etichette green, garanzia di un prodotto ecosostenibile

Le nuove etichette green in lotta contro la falsificazione.

Si parla molto, negli ultimi tempi, delle nuove etichette green. Oltre ad avere un grande valore competitivo, la dicitura “Made Green in Italy” rappresenta infatti una possibilità interessante per l’industria agroalimentare italiana, sempre più alla ricerca di un modo efficace per proporre sul mercato dei prodotti certificati come ecosostenibili.

Anche nel caso delle nuove etichette green, tuttavia, occorre iniziare a pensare a nuove – e più efficaci – strutture in grado di preservare i prodotti certificati dai rischi di eventuali falsificazioni. È questa la lotta che sta conducendo a livello istituzionale la parlamentare Susanna Cenni che, attraverso la proposizione di numerose interrogazioni parlamentari, ha iniziato a lavorare a delle soluzioni in grado di ostacolare il cosiddetto fenomeno del “greenwashing”.

Si tratta di una pratica ingannevole spesso adottata da alcune aziende che, per migliorare la loro reputazione ambientale, adottano una strategia di comunicazione il cui obiettivo è la costruzione di un’immagine positiva dal punto di vista del rispetto dell’ambiente, senza però di fatto applicare le vere regole di sostenibilità dei processi produttivi che caratterizzano le imprese dotate di etichette green. Un fenomeno che, in alcuni casi, determina veri e propri casi di falsificazioni dei certificati ambientali.

«Il nostro Paese», precisa Cenni, «con oltre 24.000 certificazioni è il secondo al mondo per numero di certificati ISO 14001; la prima nazione per numero di certificazioni di prodotto Epd e il terzo per Ecolabel ed Emas. Il tema è serio e con importanti implicazioni economiche, visto che le certificazioni ambientali oggi rappresentano un valore competitivo per i prodotti e per i consumatori, perché aiutano la qualità e l’innovazione delle imprese, aumentano le esportazioni, il fatturato e l’occupazione delle imprese».

Come hanno dimostrato delle recenti ricerche, tra il 2009 e il 2013 le imprese amiche dell’ambiente hanno visto i loro fatturati aumentare mediamente del 3,5%, rispetto al 2% di quelle non certificate. Questo dato ha riguardato in particolare modo le imprese attive nel settore agroalimentare che, sul fronte dell’esportazione, sono riuscite a piazzare sui mercati esteri il 29% in più di prodotti rispetto a quelli proposti da aziende non certificate.

«Importante», conclude Cenni, «è proseguire nell’attività di contrasto a forme di contraffazione che colpiscono sia i consumatori più attenti che le imprese che sono invece impegnate a certificare le loro filiere di qualità. Il ministero ha precisato che le competenze in materia di controllo sono nelle mani degli enti di certificazione e dell’autorità garante della concorrenza e del mercato, che sono quindi chiamate a vigilare e intervenire. Ovviamente le risposte sono state adeguate e precise, anche se resta il fatto, e su questo mi sono permessa di sollecitare nuovamente il Governo, che una utile attività di semplificazione e coordinamento anche sul numero di certificazione può rendere più riconoscibili e controllabili i prodotti e aiutare così il consumatore a restringere gli spazi della possibile falsificazioni. Sono convinta che avere in tempi brevi una regia unica in materia di contrasto alla contraffazione aiuterebbe a raggiungere obiettivi di tracciabilità e informazioni sicure, ma su questo, come noto, c’è una proposta di legge depositata, che spero possa essere calendarizzata quanto prima».

Fonte: GreenPlanner

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