Con il tabacco l’agricoltura spicca il volo

Un imprenditore italiano coltiva tabacco per la produzione di carburante bio per gli aerei

Con il suo tabacco energetico, Carlo Ghilardi fa volare gli aerei.

Si chiama Carlo Ghilardi, ha 75 anni e vive a Sanremo: è per merito suo che, tre giorni fa, ha decollato dall’aeroporto di Johannesburg il primo volo alimentato in parte da uno speciale biocarburante ricavato dai semi di tabacco.

«Tutto è nato» spiega Ghilardi «dall’incontro con il professore Corrado Fogher, dell’Università Cattolica di Piacenza, che da quindici anni conduceva ricerche sul tabacco. L’obiettivo era sviluppare una pianta da utilizzare non per le foglie e la nicotina, ma per i semi da cui ricavare un olio ricco di acidi grassi Omega 3 e 6. Per la verità, la ricerca mirava a un uso medico. Ma poi abbiamo scoperto che quell’olio vegetale, che non congelava fino ai -21°, poteva diventare un ottimo carburante bio. Mi sono fatto aiutare da un gruppo di agronomi, e ho avviato le prime coltivazioni in Sudafrica, 700-800 ettari».

A partire da questa idea è così nato il progetto Solaris, finanziato anche da giganti dell’aviazione quali Boeing, SkyNrg e Saa. E, finalmente, l’idea di Ghilardi è diventata realtà grazie all’interessamento del governo sudafricano, che ha voluto sperimentare in anteprima le potenzialità del tabacco energetico.

A differenza di quanto si potrebbe pensare, questa varietà della pianta non è frutto di manipolazione genetica. Si tratta di una specie naturale completamente sprovvista di nicotina e, soprattutto, in grado di adattarsi a climi molto diversi. In più, il tabacco energetico sembra attecchire bene anche in terreni marginali – quelli non utilizzabili per la produzione alimentare. Il contenuto in olio del seme è inoltre davvero ricco, dal momento che si aggira intorno al 40%.

Ghilardi ha iniziato ad impiantare il suo tabacco speciale in Namibia, dove ha potuto trovare vaste estensioni di terreno adatte. La sua azienda è così riuscita a dare lavoro ad oltre 150 mila persone. Un organico impressionante, giustificato però dalla superficie coltivabile a disposizione, che supera i 250 mila ettari.

Ora che il suo sogno è diventato realtà, Ghilardi ha però deciso di sostituirlo con un altro: estendere ulteriormente la coltivazione del tabacco energetico in altri paesi del mondo. A breve inaugurerà una serie di coltivazioni in Brasile. E, forse, un giorno deciderà di puntare anche sul suolo italiano.

Fonte: La Stampa

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